Pertanto, il giudice dispose l’archiviazione del procedimento. F) una perizia sui bossoli rinvenuti e sulle armi di tutti gli agenti di polizia e carabinieri presenti in piazza Alimonda al momento dei fatti. I ricorrenti facevano poi notare che la tesi della pallottola deviata da un oggetto era stata formulata un anno dopo i fatti da un perito designato dal pubblico ministero e si basava su una mera ipotesi non corroborata da elementi oggettivi.
Pertanto, essa conclude che lo Stato convenuto non ha contravvenuto agli obblighi derivanti dall’articolo 38 della Convenzione. Nella fattispecie, anche se le informazioni fornite dal Governo in merito ai punti sopra elencati non sono esaurienti, la Corte ritiene che l’incompletezza di tali informazioni non le abbia impedito di esaminare il caso di specie. I ricorrenti contestano tale tesi e rinviano ai succitati principi nn.
Descrizione del libro
A questo riguardo, il giudice considerò che MP aveva, a giusto titolo, avuto la percezione di un pericolo per la sua incolumità fisica e per quella dei suoi compagni, e che tale pericolo era realmente esistito a causa del contesto violento. L’aggressione non proveniva solo da Carlo Giuliani, ma da una massa di aggressori. La risposta di MP doveva dunque essere considerata in rapporto a quest’ultima, per essere valutata nel suo «contesto». Partendo dalla ipotesi, ormai accertata, che il colpo sparato da Placanica è stato diretto verso l’alto, non vi è dubbio che la condotta di Placanica, alla quale è conseguita la morte di Carlo Giuliani, è scriminata dall’art. 53 c.p., avendo il militare esploso due colpi diretti verso l’alto che seguivano le numerose quanto inutili intimazioni volte a far cessare la violenza, uno dei quali per un fattore sopravvenuto ed assolutamente imprevedibile, ha deviato il proiettile determinando la morte di Carlo Giuliani.
Il ruolo specifico del dottor Romanini si è limitato ad effettuare delle prove di tiro alla presenza degli altri periti oltre che dei ricorrenti e dei periti di parte. Questa attività « puramente tecnica ed essenzialmente materiale » non lasciava posto a valutazioni preconcette che avrebbero potuto influenzare le conclusioni dell’indagine. Del resto, il Governo osserva che i ricorrenti non hanno sollevato alcuna obiezione rispetto alla scelta della persona di Romanini. Durante questi avvenimenti, e dopo uno scontro con i manifestanti, un contingente della compagnia ECHO, di cui faceva parte M.P., si ritirò nella calma relativa di piazza Alimonda e si riorganizzò. Ad un certo punto, il contingente fu raggiunto dalle due jeep Defender, una assegnata alla compagnia ECHO e l’altra al tenente colonnello Truglio.
Infine, i ricorrenti dichiarano di non capire perché, nonostante la loro vicinanza, le forze dell’ordine presenti sui luoghi non siano intervenute. Secondo loro, i poliziotti che si trovavano non lontano hanno per forza dovuto vedere la scena. Anche l’equipaggiamento dei carabinieri porrebbe dei problemi in quanto non sarebbe conforme al principio n° 2 dell’ONU dal momento che gli interessati erano dotati unicamente di proiettili letali e non di proiettili di caucciù. Inoltre, un certo numero di carabinieri avrebbe utilizzato armi non regolamentari, come i manganelli metallici. L’articolo 79 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 10 settembre 1990 prevede che, per la cremazione di un cadavere in caso di morte improvvisa o sospetta, occorre la presentazione del nulla osta dell’autorità giudiziaria.
L’inchiesta condotta a livello nazionale ha concluso che Carlo Giuliani è stato ucciso da un proiettile sparato da M.P. In conclusione il Governo ritiene che l’indagine sia stata effettiva e che gli obblighi procedurali di cui all’articolo 2 della Convenzione siano stati rispettati. Infine il Governo fa notare che la relazione dell’autopsia prova che il passaggio del veicolo sul corpo di Carlo Giuliani era stato senza serie conseguenze per quest’ultimo.
Il Governo osserva che M.P. Non ha mai ricevuto l’ordine di sparare e che agito di sua iniziativa, in preda al panico, in una situazione in cui aveva valide ragioni per temere che la sua vita o la sua integrità fisica fossero seriamente minacciate, così come quelle dei suoi colleghi. L’uso delle armi da fuoco non è mai stato preconizzato nella pianificazione delle operazioni. L’episodio della morte di Carlo Giuliani deve essere ricollocato in un contesto generale di violenza e, di conseguenza, è da escludere qualsiasi eccesso nell’uso dell’arma e qualsiasi sproporzione. Secondo il Governo, M.P. Non aveva altre possibilità oltre a quella di sparare; la posizione del veicolo impediva la fuga.
I ricorrenti adducevano in particolare che Carlo Giuliani era deceduto a causa di un ricorso eccessivo alla forza pubblica. Non violazione dell’art. 2 sul piano materiale per quanto riguarda l’uso eccessivo della forza e gli obblighi positivi di tutelare la vita. Siamo a New York e l’autrice ha preso di mira la classica famiglia di bianchi benestanti, le ipocrisie legate a certi ambienti, racconta la distruzione di una famiglia che in seguito ad un evento drammatico tira fuori il peggio mostrando tutti i lati più negativi della disfunzionalità. Se penso alle donne della Oates mi vengono in mente sempre personaggi che finiscono per subire, per accettare una certa sottomissione agli uomini pur riservandosi il diritto di reagire al momento opportuno.
Io dentro gli spari di Silvana Gandolfi
Il tenente colonnello Truglio dichiarò di essersi fermato ad una decina di metri da piazza Alimonda e a trenta-quaranta metri dalla jeep in questione e di avere notato che la jeep passava su un corpo steso a terra. A qualche metro dal corpo di Carlo Giuliani fu rinvenuto un bossolo. Non fu trovata alcuna pallottola. Accanto al corpo furono recuperati un estintore, nonché una pietra sporca di sangue, del denaro, un taglierino, un telefono cellulare, un accendino e delle chiavi. Gli oggetti furono sequestrati dalla polizia. Peraltro, dal fascicolo emerge che il pubblico ministero affidò alla polizia trentasei atti d’inchiesta.
Dopo qualche ora, il contingente fu sciolto; due plotoni rimasero. Il primo colpo raggiunse Carlo Giuliani al volto, sotto l’occhio sinistro, e lo ferì gravemente, quando questi si trovava al massimo a qualche metro dalla parte posteriore della jeep ed aveva appena raccolto un estintore vuoto. Carlo Giuliani stramazzò vicino alla ruota posteriore sinistra del veicolo. Sia i ricorrenti sia il Governo hanno depositato osservazioni scritte complementari (articolo 59 § 1 del regolamento). Entrambe le parti hanno presentato commenti scritti sulle osservazioni della controparte.
Dopo quasi trent’anni, Pietro Grasso raccoglie la penna che la bomba di via D’Amelio lo costrinse ad abbandonare, per raccontare a chi quell’estate del ’92 non era ancora nato, la storia di un gruppo di giudici e del loro straordinario coraggio. Questa casella indica che ho letto e accettato le condizioni d’uso di libraccio.it, le condizioni generali di vendita e l’informativa privacy. In mancanza, non è possibile attivare un account e/o ricevere i servizi di Libraccio. L’articolo sarà disponibile ma non sappiamo ancora quando.
Alla luce di questi elementi, i ricorrenti domandano alla Corte di concludere per la violazione dell’articolo 2 della Convenzione nel suo aspetto procedurale. Per quanto riguarda specificatamente l’autopsia, i ricorrenti fanno inoltre osservare che in fine mattinata la procura li ha informati che l’autopsia sarebbe iniziata alle ore 15.00, e che il termine era talmente breve che essi stessi ed il loro difensore non hanno avuto la possibilità di comprendere e di studiare la situazione. Una direttiva del ministero dell’interno, datata febbraio 2001 e indirizzata ai questori, contiene delle disposizioni generali sull’uso dei dispositivi lacrimogeni e degli sfollagente.
A tale proposito, esso indica che l’archiviazione della causa non è stata motivata dall’esclusione della responsabilità oggettiva di M.P. (non si è mai dubitato, fin dai primi momenti dell’indagine, del fatto che Carlo Giuliani fosse deceduto a causa di un proiettile sparato da M.P.), ma per motivi di carattere giuridico , combinati con alcuni elementi di fatto relativi alla direzione del tiro, alla visibilità ed alla anormale traiettoria del proiettile. Il Governo ne deduce che la decisione di archiviazione ha escluso la responsabilità di M.P. In quanto il nesso di causalità tra il colpo di arma da fuoco ed il decesso di Carlo Giuliani era stato interrotto dalla collisione tra il proiettile ed il sasso e la deviazione della traiettoria del tiro. Questo « costituisce peraltro un aspetto dei motivi del suo proscioglimento, ma in definitiva questo dettaglio procedurale poco importa ».
Dichiarò di avere percepito la presenza di aggressori a causa delle sassaiole e di avere pensato che «centinaia di manifestanti accerchiassero la jeep», anche se aggiunse che «al momento degli spari, non c’era nessuno in vista». Precisò di essere stato «in preda al panico». Descrisse il momento dello sparo dicendo di essersi reso conto, ad un certo punto, che la sua mano aveva impugnato la pistola, di avere sporto quella mano, armata, dal lunotto della jeep e, dopo circa un minuto, di avere sparato due colpi. Non fornì alcuna precisazione in merito all’istante in cui aveva tolto la sicura della pistola. Sostenne di non essersi accorto della presenza di Carlo Giuliani dietro la jeep, né prima, né dopo avere sparato. Tutti gli elementi pertinenti ed utili per valutare lo svolgimento dei fatti e le eventuali responsabilità quanto alla morte della vittima sono stati ricercati ed esaminati, per quanto possibile, durante l’inchiesta.
Nel testo sono presenti argomenti importanti come l’omertà, la quale è insegnata fin da bambini e la diffidenza nei confronti della giustizia, temi che hanno un’importanza rilevante nella storia. Quella che inizialmente doveva essere solo una semplice chiacchierata si trasforma in una sparatoria dalla quale Santino scappa, riuscendosi a salvare, dopo aver assistito alla morte dei suoi familiari. Dalla penna di Lois Lowry è nata Anastasia, una ragazzina protagonista di una serie di libri divert… Arriva per la prima volta in Italia il nuovo show di Peppa Pig, il personaggio di una delle serie Tv… Per questo è importante leggere questo libro e poi regalarlo ad un ragazzino come a regalargli un importante manuale d’istruzione per districarsi, senza sentirsi solo nel mondo, nel bene e nel male, non in senso moralistico o manicheo ma nella scelta della non violenza e della giustizia. Se in questa epoca di urli e slogan siamo abituati alla denuncia gridata ma spesso superficiale, Silvana Gandolfi investiga invece un campo sterminato di possibilità, dando la parola ad un bambino che di fronte all’assassinio del padre dovrebbe secondo costume tacere l’accaduto per non essere definito “infame” dalla cultura popolare mafiosa.
- Questo libro è gay nasce dalla raccolta di fatti, idee e testimonianze ed è stato definito «la guida definitiva a tutti gli aspetti dell’essere LGBT e non».
- Urlare agli aggressori di smetterla e di andarsene e, subito dopo, due spari.
- Il punto di vista di Santino e Lucio, le loro sensazioni, le loro illusioni, le loro paure per il mondo degli adulti così feroce e sanguinoso.
- Avendo letto molti libri considero sempre particolarmente apprezzabile quando mi capita che, leggendo un libro, una sua particolarità mi colpisca maggiormente e mi faccia provare qualcosa di nuovo e, quando succede, capisco ancora di più il perché amo leggere.
- In quel momento, non aveva visto più niente, ma aveva sentito le grida e il rumore dei colpi e degli oggetti che entravano nell’abitacolo della jeep.
- Le perizie medico-legali effettuate per stabilire l’esatta natura di tali lesioni e i loro legami con l’aggressione subita dagli occupanti della jeep conclusero che le ferite riportate da D.R.
Potessero essere considerati responsabili per il fatto di aver lasciato un’arma letale tra le mani di un carabiniere mentre lo stato psicologico e fisico di quest’ultimo lo rendeva non idoneo a proseguire il suo servizio. Non sono sicuro che la Corte debba rigettare o considerare con circospezione le conclusioni del giudice per le indagini preliminari per l’uno o l’altro dei motivi invocati dai ricorrenti. Sebbene il criterio pertinente della « necessità assoluta », relativo all’articolo 2 § 2 della Convenzione, sembri a prima vista più stretto di quello previsto nel diritto interno, trovo che la differenza tra i due non sia enorme nel caso di specie. Oggettivamente, dalla decisione del giudice emerge che è stato applicato un criterio stretto di necessità. Il giudice ha infatti concluso non solo che l’uso dell’arma da fuoco era stato nella fattispecie « assolutamente indispensabile », ma anche che il fatto di sparare aveva costituito un atto proporzionato tenuto conto delle circostanze del caso – in quanto era il solo modo di cui disponeva M.P.
In quell’occasione, sul muro di un edificio di piazza Alimonda, a circa cinque metri di altezza, si scoprì l’esistenza di un impatto provocato dal secondo sparo. Il cadavere fu trasportato, su ordine della procura, all’ospedale Galliera. Poté essere identificato grazie alle impronte digitali, inserite nello schedario dell’autorità giudiziaria. Contemporaneamente, la polizia, agli ordini del funzionario di polizia Fiorillo, era posizionata in via Caffa. «Alle ore 6.00, il settore ricevette l’ordine di servizio e tre plotoni si sistemarono nei pressi della Questura.