Bisognava però togliere il dubbio e la partita di finale con la Francia non era un’appendice, era la fine del romanzo. E se sbagli il finale, magari hai scritto Guerra e Pace, ma chi legge e racconta ai posteri lo fa con quell’incaglio che strozza la gloria massima. Dopo più di mille partite e un numero spropositato di gol, Messi a fine carriera ha dovuto dimostrare in una sola partita di essere il miglior di tutti. Per tanti questa frase non ha alcun senso, un giocatore non si giudica in un arco di tempo così breve. Per tanti altri è la pura verità, perché alzare o non alzare quel trofeo, come ha fatto l’altro, cambiava le prospettive.
E se non bastano i dubbi rapporti con i regimi del Golfo, Maradona ha un curriculum pieno di episodi in cui ha stretto le mani a discutibili potenti della Terra. Insomma, non proprio un palmares da campione dei diritti umani. Il motivo è proprio nella differenza di visione politica dei due soggetti.
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Nella fase a eliminazione diretta sono poi arrivate le vittorie su Australia, Olanda e Croazia, e in finale contro la Fracia detentrice del titolo mondiale. Si sono conclusi i Mondiali di Qatar 2022, con una partita spettacolare destinata a passare alla storia come una delle più belle di sempre ai Mondiali. L’Argentina ha quindi conquistato il titolo mondiale, il primo della carriera di Leo Messi, a lungo discusso e criticato per le sue prestazioni in Nazionale.
Ove non espressamente indicato, tutti i diritti di sfruttamento ed utilizzazione economica del materiale fotografico presente sul sito Fanpage.it sono da intendersi di proprietà dei fornitori, LaPresse e Getty Images. Tante insidie, malanni, cadute, cali di condizione. Io sull’Alpe d’Huez ci sono arrivato anche col gruppetto dei velocisti, per dire. E l’anno dopo il trionfo in maglia gialla con la mitica vittoria a Les Deux Alpes. L’ex calciatore ha giocato con Diego Armando Maradona e ha vinto con lui, nel Napoli, lo Scudetto che ancora oggi riempie di gioia il cuore di un intero popolo. Il suo pensiero è, per questo motivo, anche andato alla corsa che il club azzurro sta compiendo in campionato con questa stagione.
Ma era proprio in questa dimensione specificatamente extra-tecnica che si notavano le differenze più grandi. La squadra lo ha percepito e non solo lo ha seguito e protetto, ma lo ha guardato con occhi nuovi, occhi amorosi e tremebondi, gli occhi di chi guarda per ammirare, farsi portare con mano e anche per crescere. Se fino a questo momento Messi è sembrato sempre il figlio di qualcuno e anche nel rapporto ideale con Maradona sembrava attendere il suo turno anche se si era ormai a fine turno, oggi è stato un Messi-padre, un leader che vuole essere ascoltato anche nel silenzio.
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Era la maglia che Diego aveva consegnato al centrocampista avversario Steve Hodge, che l’aveva gelosamente custodita per oltre 35 anni finché non decise di bussare alla porta di Sotheby’s, la casa d’aste più celebre al mondo, e di metterla in vendita. Ed era stata venduta per circa 9 milioni di dollari nella scorsa primavera. Silenzio assoluto sull’acquirente, finché durante i Mondiali non è stato scoperto. Perché era in Qatar, dove l’Argentina giocava il Mondiale. Quando Diego venne in ritiro dopo la vittoria del 1986, facemmo un gran casino per festeggiarlo. Bisogna però restare sul pezzo fino alla fine, lo dice per esperienza”.
Non ricordavamo un Mondiale così focalizzato su un singolo uomo e il suo percorso di crisi, rinascita e corsa verso l’infinito. Stasera Messi ha raggiunto l’infinito e tutti gli argentini possono da oggi in poi cantarne il nome insieme a Diego perché è lì sullo stesso trono, trono di grandezza e unicità. Messi in questi Mondiali è sembrato maradoniano in tante cose, non prettamente di campo.
Messi è un campione moderno e politicamente insipido, che non parla mai di tematiche sociali e anzi prende soldi sia dal Qatar sia dal vicino regime dell’Arabia Saudita . Maradona, invece, è sempre stato il calciatore anti-sistema per eccellenza, interessato a molte cause sociali e nemico giurato della FIFA. Ma le cose stanno purtroppo un po’ diversamente. Un Mondiale iniziato con non pochi problemi, con la clamorosa sconfitta per 2-1 contro l’Arabia Saudita. Poi l’Argentina del ct Lionel Scaloni si è ripresa, sconfiggendo Messico e Polonia e chiudendo al primo posto nel girone.
Quella del 26 marzo 1986, Sabato Santo, la Seleccion di Bilardo prossima al Mondiale messicano in amichevole con il Napoli di Bianchi. Maradona un tempo argentino e un tempo napoltano, successo dei sudamericani per 2-1. Esattamente tre mesi dopo l’Argentina avrebbe battuto la Gernania all’Azteca e si sarebbe laureata campione del mondo. La cameseta di colore azzurro numero 10– scrivono i media di Buenos Aires – si trova infatti nel museo Olimpico Sport Qatar a Doha, presso il Khalifa International Stadium. Il museo è presieduto da Mohammed bin Abdullah Al Thani. La festa argentina di Napoli ci ha ricordato – ammesso che ve ne fosse ancora bisogno – il fortissimo legame che esiste con quella nazionale e quel Paese.
La vera storia della partita di calcio della Tregua di Natale… Nel 2013 partecipò anche, lautamente pagato, alla festa nazionale degli Emirati a Dubai, vestendo un abito tradizionale arabo, in maniera non tanto diversa da quanto fatto da Messi il 18 dicembre a Doha. Sta sollevando molte polemiche la decisione di Leo Messi di sollevare al cielo la Coppa del Mondo con indosso il Bisht, il mantello tradizionale arabo portatogli dall’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani. Motivi simbolici (così ha coperto la maglia dell’Argentina) e politici , che fanno sì che quel gesto sia stato molto criticato.
Ancora una volta la Germania vince con un gol di Götze al supplementare e, nonostante l’aver sfiorato il sogno, la bilancia pende ancora in maniera netta. Insomma, la prossima vittoria mondiale sarà proprio nell’emirato. Un segno inequivocabile secondo gli slanci ultraterreni che animano molti tifosi che hanno iniziato a postare e rilanciare lo scatto storico. Da notare che il pollice di Maradona indica inequivocabilmente la bandiera del Qatar, ma l’indice punta invece verso quella della Scozia…
Nei gironi, l’Argentina ebbe la meglio di Corea del Sud e Bulgaria, e pareggiò con l’Italia, arrivando prima nel suo gruppo. Agli ottavi eliminò per 1-0 l’Uruguay, poi ai quarti la già citata Inghilterra, quindi il Belgio in semifinale. All’ultima partita, l’Albiceleste sconfisse per 3-2 la Germania Ovest. Messi aveva messo nel mirino questo Mondiale fin dai suoi primi contratti con il Barcellona, chiedendo una serenità economica che arrivasse almeno fino al 2014, momento in cui lui sentiva di “dover fare il Maradona” e vincere. In seguito a varie delusioni, l’Albiceleste arrivò però a giocarsi nel 1978 il torneo casalingo per la prima volta nella storia (nonché unica, al momento).
- La foto risalente a Messico ’86 gira da settimane, ma dopo la vittoria più che mai agevole dell’Argentina nella semifinale con la Croazia è tornata a circolare con insistenza sui social.
- Ciro Ferrara, dopo la vittoria da parte dell’Argentina del Mondiale in Qatar, infatti, ha voluto dire la sua sul confronto fatto da molti tra Messi e Maradona.
- Mentre la mano destra di Maradona tiene il trofeo, la sinistra sembra indicare una delle bandiere che decoravano gli spalti lo stadio Azteca.
- Diego Armando Maradona non ha bisogno di presentazioni, e se nel 1978 era un ragazzino aggregato alla nazionale senza mai scendere in campo, otto anni dopo era la stella indiscussa dell’Albiceleste.
- Messi in questi Mondiali è sembrato maradoniano in tante cose, non prettamente di campo.
Ma anche prima e dopo Diego vi sono stati argentini che hanno lasciato il segno nella storia del Napoli. Si pensi a Pesaola e Sivori, o a Lavezzi e Higuain, sebbene il Pipita sia stato ricoperto di insulti quando passò alla Juve, arricchendo il club di De Laurentiis, che incassò 90 milioni. Tutto gira intorno alla “mano de Dios”, anzi alle due mani di Diego Armando Maradona protese al cielo. La foto scattata a Città del Messico che mostra il Pibe de Oro con la coppa del mondo appena vinta contro la Germania Ovest è nota da decenni, ma finora nessuno aveva notato un particolare. Mentre la mano destra di Maradona tiene il trofeo, la sinistra sembra indicare una delle bandiere che decoravano gli spalti lo stadio Azteca. Era la nazionale allenata da Carlos Bilardo, in cui giocavano anche Oscar Ruggeri, Jorge Burruchaga e Jorge Valdano.
Per capire se la presunta profezia sarà compiuta, basta aspettare la finale del Luisail Stadium domenica 18 dicembre alle 16 tra l’Argentina e la vincente della semifinale di oggi tra Francia e Marocco. Si vedrà solo allora se la “mano de Dios” aiuterà Lionel Messi e i suoi compagni. La foto risalente a Messico ’86 gira da settimane, ma dopo la vittoria più che mai agevole dell’Argentina nella semifinale con la Croazia è tornata a circolare con insistenza sui social. Molti la chiamano la “profezia di Maradona” ed è il motivo per cui molti argentini, al netto delle considerazioni tecniche, sono convinti che l’Albiceleste vincerà senza dubbio i Mondiali di calcio in Qatar. Al di là della semifinale mondiale del ’90, vinta dall’Argentina ai rigori contro gli azzurri di Vicini, c’è una partita da ricordare.
In particolare, questa polemica sta rinfocolando quella storica sul paragone tra Messi e Maradona, ora che a livello di titoli vinti l’equilibrio tra le due figure è divenuto ancora più forte. Secondo alcune considerazioni che si possono leggere online in queste ore – in un post di Tlon, per esempio, o in un tweet del direttore di Wired Italia Federico Ferrazza – Maradona non avrebbe mai accettato di indossare il Bisht. Ilnapolionline.comè una Testata Giornalistica regolarmente registrata presso il Tribunale di Napoli il 25 Frebbraio 2014 al N° 15.
@gettinmajor eh ma non vuol dire perché a parte Maradona nell 86 e forse Zidane nel 98 non ricordo mondiali vinti da protagonisti..è sempre
— Andrea (@andrea516188) February 6, 2014
Ciro Ferrara, dopo la vittoria da parte dell’Argentina del Mondiale in Qatar, infatti, ha voluto dire la sua sul confronto fatto da molti tra Messi e Maradona. E ha perciò parlato durante l’evento benefico organizzato dalla ‘Fondazione Ferrara-Cannavaro’ alla ‘Mostra d’Oltremare’. Nell’estate 2021, dopo i successi dell’Argentina in Copa America e dell’Italia nell’Europeo, Il Mattino lanciò l’idea di ospitare allo Stadio Maradona una partita tra l’Albiceleste e gli azzurri. Recentemente la Federcalcio ha riattivato il canale con Napoli, dopo gli invitii del sindaco Manfredi e del presidente De Laurentiis, e il 23 marzo i campioni d’Europa saranno a Fuorigrotta per la sfida con l’Inghilterra. Sarebbe bello poter organizzare, un giorno, anche una partita con l’Argentina di Messi, celebrata con tanto calore e tanto affetto dopo la conquista del Mondiale.
Diego Armando Maradona non ha bisogno di presentazioni, e se nel 1978 era un ragazzino aggregato alla nazionale senza mai scendere in campo, otto anni dopo era la stella indiscussa dell’Albiceleste. Il regime militare era caduto, e il paese stava avviandosi verso un nuovo percorso democratico, ma nel cuore degli argentini c’era ancora il dolore per la sanguinosa guerra delle Falkland/Malvinas combattuta e persa contro il Regno Unito pochi anni prima. Il mito, negli anni, ha costruito un’immagine di un Diego Armando Maradona che si confonde con quella del rivoluzionario Che Guevara , ma resta appunto un mito. L’interesse del Pibe de Oro per i più sfortunati, testimoniato più volte nella sua vita fuori e dentro il campo, è spesso andato in contraddizione con altri suoi comportamenti. L’Argentina si è laureata campione del mondo 2022 in Qatar, ma non si tratta ovviamente della prima volta che l’Albiceleste conquista il titolo. I Mondiali in Qatar, vinti dall’Argentina, hanno chiuso l’atavico dibattito consegnando Messi ad una dimensione di eterna grandezza, quella di cui ha le chiavi Diego Armando Maradona.