Il fatto è che il Pd si è perso nelle nebbie proprio perché, anziché guardare alla tradizionale base dei due coniugi del matrimonio di potere, ha guardato a Blair e Obama e, soprattutto, alla finanza, quando non direttamente a Soros e alle logiche di Davos. Il Pd nei sondaggi è precipitato sotto il 15 per cento e, per sopra mercato, è stato investito dallo scandalo dei finanziamenti illegali dal Qatar e dal Marocco. Per favore utilizza un browser moderno come Edge, Firefox, Chrome o uno qualunque degli altri a disposizione gratuitamente.

Se, infatti, Base riformista guidata da Lorenzo Guerini si era schierata con Bonaccini sin dalla prima ora, l’area che fa riferimento ad Andrea Orlando non ha ancora preso una posizione formale. Peppe Provenzano già da giorni ha rotto gli indugi facendo un passo in avanti per la Schlein e, dopo l”ingaggio’ di Misiani, nella mozione della ex eurodeputata si considera scontato l’appoggio dell’ex ministro del Lavoro. Sono quattro, in pieno equilibrio ‘gender’, due donne e due uomini.

Corriere della Serapuò essere ancora più tuo

In particolare, al numero uno di Fincantieri sono stati chiesti chiarimenti in merito al Colombiagate. Ovvero il caso che vede protagonista l’ex premier Massimo D’Alema in qualità di mediatore nella vendita da 4 miliardi di euro di mezzi militari alla Colombia da parte di Fincantieri e Leonardo, con 80 milioni di euro di possibili provvigioni per i mediatori. Nello stesso anno è stato, insieme a D’Alema e Giuliano Amato, uno dei fondatori dell’Associazione Futura. Lunghissima carriera politica la sua, senatore dal 2005 fino alle elezioni del 2018. All’inizio del 2012 è arrivata la rottura con D’Alema, ormai abbandonato da molti dei suo fedelissimi.

Mi è stato detto che andavano in Colombia per incontrare il ministro della Difesa, e il contatto lo aveva procurato il presidente D’Alema attraverso i suoi precedenti contatti politici istituzionali (è stato ministro degli Esteri e presidente del Consiglio, niente di strano tutti aiutano il paese). Del resto non so nulla da parte di questi signori” spiega in commissione Giuseppe Bono. “Dalla divisione militare volevano far dare un mandato a questo studio Allen, ma la piattaforma dove vengono indicate le aziende e le società che hanno reputazione e credibilità sul mercato per lo studio Allen non ha dato informazioni.

Bravo Provenzano: il broker D’Alema e la sinistra di governo, non d’affari

Mentre proseguono le indagini della procura di Napoli, infatti, salta la prima testa in Fincantieri. Il direttore generale Giuseppe Giordo – si legge sul Corriere della Sera – è stato sollevato da ogni incarico operativo. A pesare sul destino del manager della divisione navi militari di Fincantieri è il suo coinvolgimento nell’operazione che avrebbe dovuto portare alla sigla di un contratto da 4 miliardi di euro per la vendita di aerei e navi prodotte, oltre che da Fincantieri, anche da Leonardo, alla Colombia.

Con il tuo abbonamento puoi accedere soltanto su un dispositivo/browser per volta. Confermo di aver preso visione della privacy policy di Innovative Publishing e accetto il trattamento dei dati come ivi descritto. “Io avevo chiesto un’autosospensione che non è avvenuta e a tutela dell’azienda e del soggetto, seguendo tutte le prassi aziendali siamo nell’ambito dei comportamenti e del codice etico.. E la valutazione è questa qua”, ha spiegato l’ad di Fincantieri. A fine marzo Bono ha sollevato il manager da ogni incarico operativo. Pare che egli stesso abbia assunto temporaneamente la responsabilità della Divisione Navi Militari del gruppo.

È un’opera di igiene ideologica a cui l’Italia le è e le sarà sempre grata. L’ex Ds, che dopo la fuga dal Partito democratico d’epoca renziana ha aderito ad Articolo Uno, ed è da anni il primo sostenitore di Conte come volto nuovo e frizzante della politica che dovrebbe uscire dai commissariamenti dei “poteri forti” e tornare a dialogare con le persone. Il progetto era iniziato bene e aveva previsto uno scaltro sbarco a Roma che avvenne intorno al 2015. Il sud non fu mai veramente conquistato ma la Lega Nord trasformata nel 2019 in Lega per Salvini Premier. Il massimo successo elettorale Salvini lo colse nel 2018 in cui fu il partito più votato ma non ottenne l’incarico dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e si accontentò di un diarcato con i Cinque Stelle e Luigi Di Maio nel cosiddetto governo Giallo – Verde guidato da Giuseppe Conte. Il progetto politico di Salvini data i primi anni del primo decennio del ventunesimo secolo e mostra i crismi di un “pensiero largo” che ha risuonato con l’evolversi e l’affermarsi della personalità di questo ex consigliere comunale di Milano, in gioventù di sinistra e frequentatore del centro sociale Leoncavallo.

caso dalema

Infatti, uno degli intermediari del tentato business con la Colombia è collegato direttamente a un socio della famiglia D’Alema e alla loro società vinicola. Il segnale che – secondo la Verità – lo studio legale della Florida non fu scelto a caso e ad insaputa di D’Alema, ma che anzi fu proprio selezionato in base a determinate caratteristiche utili per la conclusione dell’affare. Serviva infatti una società americana, perché la legge degli Stati Uniti protegge l’attività legale, il rapporto tra avvocati e clienti, con il segreto.

Lì si sono presentate le navi fatte, ma poi si trattava di fare la nave con il cliente. Doveva intervenire l’Uama, ma poi è non è andata perché è stato bloccato. “Fino al giorno prima della partenza per la Colombia non sapevo niente, hanno pensato di gestirlo da soli. Non dovevo partecipare a nessuna call, nessuno mi ha detto niente di queste cose”, sottolinea Giuseppe Bono confermando la sua estraneità ai fatti menzionati dai media. Ieri, ascoltato in commissione Difesa al Senato, Giuseppe Bono è stato incalzato a fornire la sua versione della vicenda.

caso dalema

Rispetto a questo vuoto spinto resta forse più comprensibile il silenzio luttuoso di Speranza e C. Infatti, che la sinistra fosse così combinata le persone “che non si fidano, che non ci credono più” lo avevano già capito prima del 25 settembre. L’allargamento a Est avvenuto negli anni passati ha espanso il mercato interno, ma al tempo ha messo in discussione i diritti fondamentali, base fondativa della stessa Unione.

caso dalema

Non a caso Articolo 1 gioca all’interno della fase costituente e Romano Prodi, non senza rasentare il ridicolo, ha fatto entrare il generalissimo delle truppe sardinate nel Pd, come finale atto di disperazione e di spasmo premorte. “Il Pd non è un partito, è un insieme di avanzi di partito il cui unico collante è il potere”. Caro Merlo, non mi sorprende che Massimo D’Alema, che ha trovato un compratore quatarino della raffineria di Priolo, da bravo campione di supercinismo spacciato per super intelligenza, sia ora diventato un lobbista, un procacciatore d’affari internazionali. Mi sorprende invece che il vice segretario del Pd Giuseppe Provenzano glielo abbia finalmente detto, così, sul grugno. L’ex presidente del consiglio e già ministro degli esteri dopo una lunga militanza politica – quasi tutta nel Pci-Pds-Pd – da 10 anni non è più parlamentare, e da cinque lavora come consulente, in proprio con la Dl & M e per il colosso Usa Ernst & Young.

Il vizietto per lobby e affari accomuna tutti gli ex segretari del Pd e leader storici della sinistra italiana. Tutti i capi passati di quel mondo, smessi i panni della politica, si sono tuffati nel dorato mondo delle consulenze per Nazioni estere e delle relazioni internazionali. Sono attività molto redditizie a giudicare dalle dichiarazioni patrimoniali, schizzate verso l’alto, non appena Letta e D’Alema hanno mollato la poltrona da capo di partito. Avversari duri ai tempi del Pd, come D’Alema, Renzi e Prodi, sembrano oggi avere in comune la vita da lobbista.

Dopo diversi incarichi in Parlamento e nell’Europarlamento, con la scissione anti-Renzi di Speranza e D’Alema, Antonio Panzeri entra in Articolo1 e prosegue la sua attività di burocrate europeo durata quasi 15 anni. Forti legami non solo con il Qatar ma anche con il Marocco, tant’è che tra gli atti di accusa delle autorità belghe spunterebbe anche un presunto scambio di tangenti anche con il Paese Nordafricano. La conferma del ministero arriva “in merito alle ultime notizie di stampa” e si riferisce dunque alla cordata qatarina che farebbe riferimento all’uomo d’affari Ghanim Bin Saad Al Saad e ad altri investitori italiani.

  • Insomma, l’indagine – partita da un esposto di Gennaro Migliore e dell’Ambasciatore Sergio Piazzi in qualità di presidente e di segretario generale dell’Assemblea del Mediterraneo sul patrocinio a Caruso – potrebbe essere più ampia delle contestazioni di truffa ai due pugliesi Amato e Caruso.
  • E la cosa più triste è che il Pd non sarebbe neanche vittima di un omicidio doloso, ma soltanto l’effetto collaterale di un gioco di riposizionamento tutto interno al gruppo dirigente, che pur di salvare se stesso non esiterebbe a demolire la casa comune.
  • Ma andiamo avanti, perché che la morale sia fatta da un senatore italiano nonché leader di partito nonché ex presidente del Consiglio che presta la sua opera di “consulenza” a un altro Paese con evidenti problemi di diritti e democrazia come l’Arabia Saudita è qualcosa che ricorderemo a lungo.
  • Sulla raffineria di Priolo, che appartiene alla russa Lukoil, il governo sta cercando di evitare la chiusura dell’impianto, che dà lavoro a circa quattromila persone compreso l’indotto e fornisce il 20% dei carburanti utilizzati in Italia.
  • I democristiani, Castagnetti compreso, non possono rifarsi una verginità, perché il matrimonio di potere e di interesse è nato da un’ansia di legittimazione degli ex comunisti che, con la sinistra democristiana di Base e di Forze Nuove, sono stati risparmiati da Mani Pulite.
  • E non è uno scandalo del gruppo socialista bensì di Articolo 1, la piccola corrente del post comunismo italiano che fa capo a Speranza e Bersani dietro ai quali si staglia la non immarcescibile ombra di Massimo D’Alema.

In questi giorni – si legge sulla Verità – è in corso un audit interno di Leonardo, avviato al fine di ricostruire l’intera vicenda. Voci interne riferiscono che Carta e l’amministratore delegato Alessandro Profumoconvivono da separati in casa all’interno della società. L’ufficio inquirente partenopeo ipotizza nei confronti degli indagati falso, truffa e sostituzione di persona. Quest’ultimo reato sarebbe stato formulato in relazione alla contraffazione della firma del segretario generale dell’Apm, l’ambasciatore Sergio Piazzi, e per l’intestazione del documento sul quale compaiono il simbolo e il nome del presidente risalenti a dieci anni fa.

Per continuare a leggerci accetta i consensi o diventa nostro Sostenitore . Nella maggior parte dei casi, si trattava di profezie interessate, formulate da chi si sentiva emarginato dall’operazione e reagiva dicendo che il progetto era acerbo , o se ne era sentito defraudato dopo, e reagiva dicendo che era marcio . Profezie tanto interessate quanto infondate, come il seguito della vicenda ha puntualmente dimostrato. Non solo perché il Pd ha continuato a vivere, e non se l’è passata neanche tanto male, avendo governato tutto il governabile per gran parte degli ultimi quindici anni.

caso dalema

Non a caso Salvini era il leader nel parlamento immaginario di Pontida della corrente dei “comunisti pagani” inverando le considerazioni di Massimo D’Alema sulla lega costola della sinistra. Le porte girevoli tra politica e affari hanno portato l’ex cancelliere Gerhard Schröder a sedere nel consiglio d’amministrazione di Gazprom, la compagnia di Stato russa dell’energia, creando molto imbarazzo a Berlino e a tutta la socialdemocrazia tedesca. Così Marine Le Pen nel 2014 va in visita in Crimea dopo l’annessione alla Russia e per la sua campagna elettorale riceve dei soldi da una banca della Federazione, oppure i lettori ricorderanno l’affaire Savoini all’hotel Metropol, quando l’uomo d’affari vicino alla Lega trattava per dei finanziamenti.

La scorsa settimana sempre la Commissione Difesa del Senato ha ascoltato il numero uno di Leonardo, Alessandro Profumo. Parlamentari di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Italia Viva si sono dichiarati “insoddisfatti” dalle risposte di Profumo. Ora, “possiamo puntare a nuovi e più ambiziosi traguardi di sviluppo”, ha concluso l’ex dalemiano.